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Guadagno?

Odo spesso parlare del “guadagnare” il Paradiso. Già quando frequentavo il catechismo in preparazione alla prima comunione (cara signorina Nunziata, mi vedi?) udivo parlare delle opere buone “che devo e voglio fare” in vista del guadagno della vita eterna.

E poi le lezioni di ascetica, sulla scorta della “Salita sul Monte Carmelo” di carmelitana memoria. E la divisione netta tra ascetica e mistica... Insomma tutto diventava una fabbrica di meriti e di fioretti per “guadagnare” il premio.

Quando ho accostato il Vangelo, mi hanno detto che vantare un premio per le opere buone, era mentalità farisaica, che pretendeva di vantare diritti davanti a Dio. Insomma una corsa per conquistare.

Poi mi sono accorto che il mio impegno aveva un’altra prospettiva: quella di non perdere il dono di Dio già in me. Quante volte ho udito quel “agnosce, christiane, dignitatem tuam”. Il dono di Dio mi era stato gratuitamente elargito (= Grazia!) . La chiamavano “innocenza battesimale”. E Paolo ci avverte che già prima del Battesimo eravamo stati scelti, santificati e poi glorificati.

Allora non “conquista”, ma conservazione e sfruttamento del dono. Dono: lo Spirito Santo in noi.

Nella spiritualità francescana (come indicava il P. Veuthey: oggi è S. Leone, sarebbe il suo giorno onomastico!) non si tratta di una salita o di una conquista, ma di non perdere il dono che c’è già tutto in noi, e che, nella vita, si svolge in dinamica, e in ogni sua possibilità.

GCM 10.11.11