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Il caro micio

Ho incontrato alcune persone, tutte dolcezza per i cani e per i gatti. Amore per gli animali creature di Dio. Poi mi accorgo che non è soltanto amore. “Mi fanno compagnia”, dicono.

In alcune di queste persone scopro che come sono dolci verso i loro animali, altrettanto sono ruvide nel trattare con le persone. Non riescono a prendere contatto con gli altri. Ho incontrato perfino una di esse che, se soltanto sfiorata con una mano, si scuoteva come se fosse stato raggiunta dal fuoco, e si irrigidiva.

Qualche altra aveva sempre pronta l’ironia e la critica verso tutti: aveva una spiccata tendenza a notare i difetti di tutti, compreso il Padre Eterno.
Insomma tenerezza per i gatti e per i cani, accompagnata da incapacità di mettersi in contatto con gli altri, eccetto talvolta con quelli che reputava inferiori a sé e, quindi, umiliabili facilmente.

Queste medesime persone soffrivano anche di difficoltà nel prendere contatto con se stesse. Sempre in movimento, in viaggio, in ricerche speculative, pur di non fermarsi con se stesse. Paure, sensi di colpa, timore di incontrare nella propria personalità quei difetti che facilmente scoprivano negli altri.

Trovandosi a disagio, qualcuna di queste persone ha tentato l’approccio alla psicologia. L’unico contatto che ha tentato con se stessa, fu quello di guardarsi intellettualmente, quando ci riusciva. Contatto con le idee su se stessa, ma non con se stessa.

E’ più facile guardarsi che viversi, scoprirsi (quando avviene) che sentirsi.

Allora il gatto tornava comodo: poter perdere tempo e attenzioni per un animale, addirittura cercando di indovinare i sentimenti dell’animale.

GCM 03.09.11