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Fede e amore

Una domanda diacritica per noi, cattolici, non è questa: “Ho fede?”. La domanda cruciale è: “Ho amore?”.

Ricordo che, durante un raduno, una persona, per indicare la radice di certe deviazioni, sentenziò che non c’era la fede.

Quando si delineano certi errori nella fede e si scoprono disarmonici con la retta tradizione, la loro posizione è definita come eresia, ossia come distacco dal gruppo dei fedeli, perpetrando una divisione, ossia ostacolando l’unità. Non si considera tanto l’errore nel credere, quanto l’offesa alla comunità credente.

L’apostolo ci dice che la fede senza le opere è morta. La prima opera della fede è l’amore. La fede è fondamentalmente facile, la carità è vivificante. L’apostolo fa notare che anche il demonio crede, eppure ha terrore. Crede ma teme, teme perché non ama, egli il ribelle. Nella ribellione è presente l’odio, assente l’amore. Il demonio crede e si spaventa.

Quanti cristiani abbandonano la fede perché timorosi e spaventati. L’amore è necessario alla fede, perché essa sia viva. Qualunque gradazione di amore, dalla simpatia all’incendio!

Lo Spirito Santo è di questo avviso, secondo quanto fa scrivere a S. Paolo: ”Se io avessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, sono un niente” (1 Cor 13, 2).

Proprio così suona il testo: “sono nulla”.

La carità è così chiaramente importante, che se manca, mi manca la stessa esistenza. E’ ovvio: Dio, fonte viva della vita, è semplicemente “Amore”. Egli vive perché ama. E nei suoi figli genera la vita affinché amino, e l’amore affinché vivano.

GCM 25.09.12