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Livello dell’incontro

Ogni incontro umano è incontro tra persone, e, in quanto tale, è ambiente di salvezza, o, purtroppo di distruzione. Ogni incontro è accostamento tra due persone, ciascuna delle quali reagisce, apertamente o inconsapevolmente, secondo il “livello” della propria maturazione umana.

L’incontro psicologico, e psicoterapeutico, non sfugge a questa semplice regola. L’incontro non si concreta tra un disgraziato e un nobile professionista, bensì tra due persone umane, imperfette tutte e due e desiderose di essere promosse dallo stesso incontro in cui sono coinvolti. Ciascuno donerà di sé ciò che lui è. E se pretende di essere superiore all’altro o per esperienza di vita o per tecnica professionale, corre il pesante rischio di spiattellare menzogne.

La domanda ora è semplice, ovvia: a quale fase della ascesa (o discesa?) verso il Padre è lo psicologo? Combatte, accetta se stesso, incontra se stesso (nota: non ha incontrato se stesso, perché l’incontrare se stesso opera nelle stesse pieghe di ogni giorno), è in contatto con il Padre?

Lo psicologo – come dice Drewermann – porta necessariamente l’altra persona fino al livello, al quale lui è arrivato. Potrà fornirsi (oppure orpellarsi) di tutta la tecnica psicodinamica che pretende di usare, ma userà la tecnica nel piano dove lui umanamente è collocato.

Più egli è in piena lotta con se stesso, più sarà portato a lottare, imponendo comportamenti pesanti agli altri (proprio come i farisei di evangelica memoria).
     Più egli si è accettato, più è portato ad accettare gli altri. Più ha incontrato Dio, più è disposto alla misericordia e al rispetto verso chi è in dialogo con lui.

GCM  23.08.10