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Itinerario

Combattere, accettarci, incontrarci, vivere Gesù.

Sono le tappe del nostro cammino nella vita. Un cammino a ritroso per vivere nella freschezza della nostra radice, e così chiudere il cerchio della nostra esistenza.

Cammino a ritroso, perché tutto quanto hanno operato su di noi i nostri educatori e la nostra autoeducazione ci ha portato all’incompletezza e troppo spesso all’infelicità. Quell’infelicità che si esprime nella lotta.

Lotta per vincere la nostra angoscia, per conquistare un posto sociale, per conoscere di più, e per godere di più. Lotta continua, quotidiana per scacciare da noi la sofferenza e l’umiliazione. Lotta per difenderci dalla continua aggressione, programmata o casuale, del prossimo.

Lotta soprattutto contro le ombre del nostro temperamento e della nostra incapacità a diventare ciò che noi, stimolati dall’ambiente, pretendiamo di diventare. Atleti per conquistare l’infelicità.

E se ci accettassimo? Accettare i limiti, le inconsistenze, le possibilità, i desideri. Accettare di non essere perfetti in nessun settore: non perfetti nel cucinare, nel pregare, nell’essere chirurghi, confessori e psicologi, non essere perfetti nel lavarci e nel curare l’estetica fisica o/e morale.

Proprio l’accettazione, ben vissuta, ci pone in condizione di incontrarci con noi stessi, con i nostri limiti e le nostre possibilità, soprattutto con la nostra povertà, relatività, creaturalità. Con quel fondo iniziale che è la permanenza con la freschezza della nostra infanzia. Quell’infanzia, che, vissuta con fede, è al contatto diretto con il Padre (“gli angeli dei bambini vedono il Padre”). È il contatto dell’abbandono, della sapienza, della luce, della serenità: preludio questo della felicità del Regno.

GCM  21.08.10