FedeGesù è sempre stato tenero e comprensivo verso le miserie delle persone. Da risorto, ora, la sua tenerezza ha assunto misure infinite, perché è diventata tenerezza incommensurabile Nei Vangeli, troviamo Gesù irremovibile soltanto in una sua esigenza: nel condannare la mancanza di fede. Siamo stimolati da lui a credere per avere la vita eterna. Senza fede, ci avverte l’apostolo, è impossibile piacere a Dio. La nostra fede ci rende piacevoli a Dio. Graditi a Dio. La fede non soltanto procura salvezza a noi, ma soprattutto piace a Dio. In tanto siamo salvati, in quanto Dio ci gradisce. Il gradimento è corrispondente alla fede. Quale fede? Evidentemente quella che è affidamento della nostra persona nella persona del Padre, tramite il nostro mero affidamento a Gesù, invogliati dallo Spirito Santo. La fede è un’operazione difficile? No, se noi abbandoniamo la “nostra” fede, ossia il modo e il tipo di fede che noi ci ripromettiamo di realizzare. Gesù, addirittura, per liberarci dalla “nostra” fede, ci indica la misura del semino di senape. Certamente educazione e catechismi ci indicano quale deve essere la nostra fede. Per Gesù la fede non ha né modalità né statuto. Essa è fede e basta. E’ lo Spirito che crea in noi la fede, se lasciamo perdere certe categorie a priori - tipo Kant - che ci siamo formati circa le qualità della fede. La fede, intesa da Gesù, è credere e basta. Eppure Gesù esige la fede. Per lui la fede è ovvia. E’ l’unica cosa necessaria, perché è l’unica cosa ovvia. GCM 09.04.13
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