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L’inizio della carità nella verità

Giovanni Battista, così afferma Gesù, è il più grande tra i figli dell’uomo. Non è un complimento da poco.

Di Giovanni nei Vangeli troviamo alcuni squarci che ci aiutano a scoprire la sua missione e la sua personalità.

Quando è prossimo a battezzare Gesù, Giovanni si trova in una posizione bella e critica. Tanto era il suo credito, e tanta la stima che la gente nutriva per lui, che ormai la gente s’immaginava che lui fosse il Messia. A questo punto si rivela la personalità di Giovanni, sotto almeno due profili.

Il primo: l’umiltà. Egli era giunto all’apice della grandezza umana. Soltanto le persone complete, serene con se stesse, armoniose nel proprio intimo, sono capaci di umiltà. L’umiltà, che è uno degli aspetti della verità, è qualità soltanto delle persone forti, che non temono di crollare se ammettono i propri limiti, anzi nei propri limiti decifrano il loro valore personale.

Giovanni - evidente antitesi dei nostri commoventi politici - dichiara candidamente di non essere il Messia. Delude i fans amando la verità.

Il secondo aspetto di Giovanni al momento del battesimo di Gesù, riveste un valore che non attiene soltanto all’umiltà della persona, ma si colora di vera carità.

Noi accettiamo il precetto dell’amore per il prossimo, ma ci sfugge il fatto che l’inizio dell’amore del prossimo, è vederlo e trattarlo per ciò che lui è, e non secondo l’idea che noi abbiamo di lui. Quasi sempre noi  trattiamo il nostro prossimo basandoci sull’idea (quanto oggettiva?) che ci siamo fatti di lui. Ossia non ci incontriamo davvero con lui, ma restiamo chiusi nelle nostre idee, perciò nel nostro egoismo. Insomma non amiamo il nostro prossimo, ma la nostra idea sul nostro prossimo.

E sembra che l’egoismo sia l’opposto della carità.

GCM 13.01.13