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Alleanza o lotta

Molte noie ci infastidiscono, soprattutto quelle che ci portiamo addosso: ignoranza, debolezza, malattie, vizi fisici e psichici... Davanti a questo scrigno di miserie, il nostro primo impulso è quello di eliminarle combattendole, e così viviamo nel nostro piccolo la guerra in Afganistan.

Certamente il nostro desiderio di liberarcene è comprensibile. Però c’è da riflettere su almeno due punti: è necessario eliminarle? il modo usato finora per liberarcene è quello più acconcio?

Alcune difficoltà restano. Non si può eliminare l’arto zoppo, ma forse si può correggerlo con un tacco più alto. Perciò la prima riflessione va fatta sulla effettiva possibilità di eliminare ciò che ci infastidisce. Insomma, un nano resterà sempre nano.

Comunque, fino a che i nostri difetti restano e agiscono da nemici occulti o palesi, i modi di renderli meno fastidiosi o dolorosi  sono notoriamente due: combatterli o allearcisi. Lotta o trattativa. Sempre che quei nemici siano eliminabili.

La lotta, da sempre rinforza il nemico, che pone in atto tutte le risorse per il contrattacco. Da tutta la vita sono combattuti certi nostri difetti, che permangono. Alla fine, esausti per le forze sprecate nel tentativo di sopprimerli, si cedono le armi e ci si lascia dominare.

L’alleanza percorre una strada diversa. L’alleanza ci aiuta ad entrare nei nostri difetti, a scoprirne la causa, la radice e la finalità (la finalità soprattutto: che cosa il nostro organismo si propone di conseguire attraverso i difetti?), e così prenderli in mano, per scoprirli da vicino.

Una volta penetrati nel difetto, noi lo possediamo dall’interno, conosciamo il vero perché esso si è instaurato, e agiamo intelligentemente su tale perché.
Cristo si è incarnato per guarire l’uomo dall’interno.

GCM 18.11.12