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Educare il perdono

Il Vangelo ci dice di perdonare di cuore settanta volte sette.

Perdonare di cuore: ossia convinti, sapendo che ci sono motivi validi per perdonare. Il motivo principe e base è sempre Dio, che perdona a chi si pente convinto (ossia con il cuore, che è sede del ragionamento e non solo dei sentimenti, secondo la mentalità biblica). La base della nostra convinzione, in questo caso come in ogni altro caso, è la parola di Dio.

Il tempo del perdono è tutta la vita. Non solo un istante, forse forzato a cancellare ogni sentimento: illusione.

Lo spazio del perdono è una vita: perdono che si rinnova in ogni ora. Il ricordo e la reazione verso una persona che ci offende (soprattutto se continua ad offenderci) non si estinguono in un istante. Spesso riemergono e disturbano per lungo tempo. E a ogni riaffioramento è necessario perdonare: due, tre, quattrocento volte... fino a che si campa.

Il riemergere dell’offesa e il successivo perdono, sono un’ottima occasione per educarci al perdono. L’educazione al perdono fa parte della formazione permanente, quella che si conclude con la morte e, speriamo, con il diploma conseguito.

Educarci al perdono, coincide con il nostro essere divini. Come il Padre, dice Gesù. Come il Padre non solo per imitazione, ma per condivisione. A ogni nostro perdonare, corrisponde un aumento di divinità in noi.

Vendetta è frutto dell’uomo (i grandi eroi omerici e biblici si vendicano!), perdono è frutto di Dio.

GCM 05.03.13