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Subito santo

Durante la mia educazione seminaristica, sono stato invaso da vite e da esempi sublimi di santi. Di Gesù i miei educatori non mi parlavano, perché Gesù faceva parte delle dottrine difficili dei teologi, e ricordavano con risentimento quelle lezioni scolastiche, filosoficamente astruse, imposte loro per essere ordinati sacerdoti.

Tanti santi, poco Gesù.

Uno dei danni prodotti da quell’educazione, fu di essere incitati a dover imitare i santi, con l’obbligo di farci santi, presto santi, possibilmente gr4andi santi. Lo stesso S. Francesco di Sales raccomandava a coloro che si rivolgevano a lui per consiglio, di ammirare i santi, ma di non imitarli.

E noi ragazzini a coprirci di nevrosi per lo sforzo di imitare i santi, perché non si riusciva mai a imitarli, ma si viveva nell’illusione che prima o poi si sarebbe riusciti.

Purtroppo nelle agiografie o vite dei santi, serpeggiava un veleno, che gli scrittori inoculavano, un veleno che riemergeva perfino nel proclamare ufficialmente una persona canonizzata. Il veleno era: confondere il santo con l’eroe della letteratura classica, tanto che non poteva esser dichiarato santo, chi non aveva esercitato la virtù in grado eroico.

Poi conobbi Gesù, e m’accorsi che era più facile imitare Gesù, che non quei semidei o eroi che erano - così presentati - i santi. Gesù è più facile dei santi. Proprio perché Gesù è davvero uomo: Uomo-Dio, non eroe-dio.

E in Gesù uomo, ho scoperto il mio fratello e il mio Dio.

GCM 02.03.09