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Sperare

Una delle dimensioni negative, che viviamo nel nostro tempo, è la diminuzione e contemporaneamente l’esasperazione della speranza.

La depressione pessimistica, che serpeggia dentro le magnificenze dell’Occidente, porta sempre più ad alimentare le paure: paura del crac finanziario, del terrorismo, dei furti e degli assassinii, della malevolenza e dell’odio. I confini della fiducia e della libertà sono vissuti sempre più ristretti. Non ci salvano più i politici o i preti, o i guaritori. E tramonta la speranza.

All’opposto la speranza si esaspera. I clandestini immersi nel rischio, i profughi, i terroristi, le guerre di ribellione e di liberazione con devastazioni e milioni di vittime, sono la faccia dell’esasperazione della speranza, che rimarrà sempre confinata nell’avvenire.

Molte persona abbisognano di esser risvegliate alla speranza. Alla speranza personale, dentro le personali sconfitte quotidiane. Alla speranza comunitaria, nel ristabilire retti rapporti tra le persone. Alla speranza globale, nel tessere rapporti corretti e solidali tra i popoli e con le multinazionali.

C’è un movimento per riparare le deficienze della speranza, ripartendo dagli uomini, in vista di una possibile speranza, che si desidera avvenga, si immagina anche, ma non si sa definire davvero. Movimento encomiabile. Eppure incerto nell’esito.

Il valore aggiunto a questa speranza è donato dalla fede. La fede, che è il contenuto divino, non solo spera, ma attende un esito che essa conosce e vede. Un esito, nel futuro certo.

La fede vera, produce e viene prodotta da una vera speranza.

GCM 18.09.08