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Alternanza

Meditiamo su due polarizzazioni nel considerare la persona di Gesù, come è accolta dalla nostra fede: Croce e Risurrezione.

Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio: questo troviamo nella spiritualità romana e nella “nova devotio”, pensiero questo che influirà su Lutero e sulla spiritualità riformista, e che reggerà a lungo tra i cattolici, seguaci della “Imitazione di Cristo”.

Il Cristo Risorto illumina e permea la spiritualità orientale, ortodossa, che si esprime anche con una liturgia sfarzosa.

Le due polarizzazioni non possono opporsi ed escludersi a vicenda. Il loro benefico equilibrio fonda la nostra salvezza, non solo come principi teologici o teologali, ma anche come vissuti spirituali. Perciò la Croce non si dimentica della Risurrezione, né la Risurrezione si stacca dalla Croce. Le accentuazioni dell’una o dell’altra non sono un semplice movimento liturgico, quaresima e Pasqua, ma una alternanza vitale. Gesù, a proposito del digiuno, indica: ora godono in festa, perché lo sposo è con loro; quando lo sposo si sarà eclissato, allora digiuneranno.

L’alternanza è un fatto vitale. La saggezza cristiana, quella procurata dallo Spirito Santo, accompagna i due momenti perché siano vissuti con libertà tutti e due.

Contro la sapienza dello spirito, si lancia la prudenza della carne. L’educazione e l’esperienza ci hanno resi sensibili nel rilevare i momenti di dolore, e meno attenti ai momenti di gioia e di piacere.

Siamo diventati pronti a lamentarci anche per piccoli disagi, e lenti nel lodare Dio per le piccole, frequentissime positività. Non possiamo rieducarci con fiducia sia nella Croce che nella Risurrezione.

GCM 01.09.09