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Infiltrazioni farisaiche

Scribi e Farisei, al tempo di Gesù sulla terra, erano “cultori” della Legge. La scrutavano, la vivisezionavano, ne inventavano reconditi significati, ne erano osservanti pignoli. Purtroppo, a forza di scrutare, trovavano anche le scappatoie, alcune delle quali Gesù aveva smascherato.

Da questi “osservanti” pignoli della legge, era stata costruita una “casistica” asfissiante, che soltanto gli oziosi, ossia quelli che vivono di rendita sulle spalle della povera gente (vedove, dice Gesù), erano in grado di osservare.

La casistica opprimente, contro la quale Gesù si era pronunciato a favore della povera gente, che si guadagnava a fatica il pane: “Il mio carico è leggero, il peso è soave”. Gesù, e poi rigorosamente Paolo, liberarono i credenti dalla casistica pignola e fondamentalistica dei farisei e degli scribi.

Poi, tra i cristiani, rientra la casistica dei moralisti.  Questi hanno la preoccupazione di enumerare tutti i peccati, fino a includere nella lista i peccati cosiddetti veniali, le inosservanze leggere e le imperfezioni.

E’ raro udire da coloro che si accusano in confessionale: “Ho mancato nel non accogliere il grande dono del Padre, Gesù e l’Amore”.

La casistica morale - una volta più di oggi - è un rifiorire di fariseismo, in non pochi dei suoi capitoli. Ossia è un rinfacciare a Gesù e a Paolo la loro pretesa di liberare le persone dall’oppressione della legge, per riportare tutti nella libertà dell’amore.

Purtroppo questo fariseismo si è diffuso e radicato, non solo nei confessionali, ma anche nei libri di pietà e nelle regole degli istituti religiosi.

Francesco d’Assisi, liberato da tutto grazie alla povertà, era così preso dalla libertà di Gesù, che non voleva regole per i frati. Gli bastava il Vangelo. Poi cedette alla sopraffazione.          

GCM 07.06.09