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Peccato di omissione

Esistono anche i peccati di omissione, oltre a quelli di pensieri, di parole e di opere, come recitava il vecchio catechismo e come è richiamato nel Confiteor della Messa.

Omissione di che cosa? Di solito i commentatori indicano l’omissione di doveri e di opere di carità materiali e spirituali.

A me sembra che una grande omissione sia quella di trascurare le gioie della vita. Sono omissioni attinenti al sentimento, agli affetti, all’estetica, all’amore. E, di conseguenza, l’impiego di più tempo dedicato alle lamentele e alla critica distruttiva, che tempo dedicato alla lode e al ringraziamento.

Omissione della gioia e della lode, che sa ringraziare.

I nostri occhi sono abituati a osservare il male, a sentirci offesi per i comportamenti dagli altri, a dar per scontato, dato il nostro egocentrismo molto sviluppato, che gli altri operino sempre contro di noi, anziché vedere negli altri le manchevolezze e le stupidaggini tutte loro.

I nostri occhi sono poco abituati al semplice vedere che il bottegaio agisce onestamente, che i giovani esaltano la vita, che la morte è un dono, che la preghiera è la più bella opportunità della giornata, che la nostra mano che conduce la penna è un miracolo continuo della natura e perciò di Dio.

Occhi cattivi, dice Gesù nel Vangelo, che non s’accorgono che Dio è generoso e magnifico.

E così sprechiamo mille occasioni di gioia e di ringraziamento. Così commettiamo peccati di omissione, e restiamo con il cuore di pietra e non di carne, per usare la frase del profeta.

Pentirci del peccato di omissione è facile: semplicemente rieducarci al sorriso e al ringraziamento.

GCM 16.09.09