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Vivere la vita


    Sto leggendo un libro, dove si afferma ripetutamente, che la sofferenza è necessaria per godere della salvezza. Si ritorna alla spiritualità del dolore incontrato o provocato (vedi le penitenze degli asceti di ogni tempo) per ricevere la grazia e la vita eterna.

    Quale esempio di questa necessità assoluta del sacrificio, come strada per la vita cristiana, è sempre citato Gesù, che attraverso la croce (si noti “croce”, non “morte”) giunse alla risurrezione. Si sa che Gesù, per risorgere, doveva passare attraverso la morte: è lapalissiano.


    Però quella morte orrenda sulla croce, gli fu procurata dagli uomini.

    Ma, se la sofferenza è così indispensabile per vivere la vita di Dio, come si spiega che proprio Gesù ha liberato gli uomini dai “demoni” (malattie psichiche) e dalle infermità corporali?


    Che proprio Gesù, alleviando le sofferenze, abbia allontanato le persone dalla vita eterna?

    Non è che “soffrendo” si guadagna la vita; invece vivendo si entra nella vita più abbondante, nella vita eterna.

    E’ necessario vivere la vita, dono immenso di Dio, accettare la vita in tutti i suoi risvolti, di gioia e di pena. Questa è la premessa affinché la vita sfoci nella vita eterna. Mentre la morte sfocia nella morte.

    Vivere la vita: evidentemente senza decurtarla con i vizi, le cattiverie, le storture psichiche, fisiche e spirituali. La “mortificazione” deve essere rivolta contro queste opere della morte. “O morte, sarò la tua morte”.

    Vivere tutta la vita, purificata - con l’aiuto dello Spirito di Dio - dalle nostre vendette, dai nostri vizi, dalle nostre stupide trasgressioni.

    GCM 23.04.09