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L’itinerario di Paolo

Paolo stravolto sulla via di Damasco.

“Perché perseguiti me?” chiede Gesù a Paolo. Non è una frase simbolica o metaforica. E’ una frase reale. Gesù abita realmente nella persona del credente. Si è amalgamato con noi  che crediamo. Combattere la fede è aggredire Gesù. Chi mangia di Gesù vive di Gesù, perché Gesù è costantemente in lui.

Gesù perseguitato da Paolo, non nelle sue membra mistiche soltanto, ma direttamente nella sua persona.

Le molte ferite alla fede - dal dileggio ai credenti, all’affermazione giornalistica, alla bestemmia e all’uccisione di cristiani - sono ferite dirette a Gesù. Gli Apostoli erano felici di essere maltrattati per “il nome di Gesù”, ossia per la realtà di Gesù in loro. Felici non per la sofferenza subita, ma per la conferma di essere nella persona di Gesù, quando la loro persona e il loro credo erano puniti.

Però nella conversione di Paolo, troviamo anche un’altra realtà. Gesù si rivolge al suo “nemico”.
Il nemico di Gesù attraversa la trincea e passa dalla parte dei perseguitati.

Per Paolo si tratta di un capovolgimento, di scelta del versante opposto: quegli che una volta perseguitava, ora si è posto tra i perseguitati, esposto lui stesso alla persecuzione, che evita scappando a Roma.

Per Gesù non è un capovolgimento, ma proseguimento e allargamento della sua azione di amore e di salvezza.

Il rivolgimento avviene a Paolo, che si era allontanato dalla strada di Dio, nella quale tutti siamo immessi fin dal concepimento. Gesù invece sa che noi siamo destinati a lui, già da prima che il mondo prendesse forma.

GCM 02.05.09