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Il percorso dell’amore

Ama il tuo prossimo, come te stesso. Anche non solo “come te stesso”, ma “perché te stesso”.

Il precetto quindi ha un riferimento chiaro: te stesso. Se confrontato con il primo precetto “Ama Dio con tutto...” si rinviene una similitudine e una discrepanza. Amore per tutti e due, Dio e prossimo: similitudine. “Con tutto il cuore” (verso l’infinito) e “come te stesso” (verso il finito).

Amare se stessi è la base dell’amore al prossimo. Consegue: se non ami il prossimo, non ami neppure te stesso. Verso il prossimo esporti l’amore che nutri verso di te. Così come la critica al bruscolo nell’occhio del fratello, è riflesso della trave nel tuo occhio.

Noi amiamo noi stessi, se ci stimiamo. Se ci rifiutiamo, evidentemente, non ci amiamo.

L’amore al prossimo, che dipende dall’amore che nutriamo per noi, nasce da una radice di autostima. Se non stimiamo noi stessi, non stimiamo neppure gli altri.

Si tratta di stima, non di autoesaltazione.

La stima per noi stessi, quali siamo, non quali ci illudiamo di essere o di diventare.

Per stimarci seriamente, dobbiamo conoscere ed accettare la definizione di noi stessi. Ossia marcare bene i nostri limiti, e trovare dentro di essi pregi e difetti reali. Anche i difetti reali: quanti nascondono la loro piccolezza dentro lodi sperticate per i propri muscoli, il  proprio sesso, la propria sincerità (quella che nasconde la voglia di offendere gli altri!).

Dalla certezza dei propri limiti, all’autostima, all’amore per noi, all’amore per il prossimo: un percorso.

GCM 15.01.09