Libertà di cuoreI Vangeli riportano il fatto dei primi discepoli di Gesù. Mentre Giovanni narra il distacco di alcuni discepoli giovannei per unirsi a Gesù, o almeno per informarsi da lui circa la sua posizione, i Vangeli sinottici descrivono la “chiamata”. Gesù passò, li vide, li chiamò, ed essi “subito” lo seguirono. Più tardi i primi quattro invitati (Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni) faranno parte del gruppo dei dodici. Fa meraviglia il fatto che i primi quattro, chiamati nel pieno del loro lavoro (pesca e riassetto delle reti), piantassero il lavoro e seguissero subito (enthis) Gesù. La risposta repentina ci suggerisce una considerazione. Come mai tanta sollecitudine? Evidentemente tra Gesù e i chiamati s’era stabilita una corrente attrattiva robusta. I quattro non erano preparati, perché ancora non conoscevano quel “rabbi” di primo pelo (era da poco uscito dal battesimo di Giovanni Battista). Eppure i quattro erano predisposti a quella chiamata: erano sgombri intimamente, semplici, perciò non forniti di ostacoli. Perciò sentirono e accolsero la chiamata immediata di Gesù. Liberi da condizionamenti personali o culturali, liberi da sovrastrutture preconcette o sociali. Si comprende perché dei piccoli è il regno dei cieli. I bambini non sono stati ancora corrotti dalla cultura o dall’ascetica. Per i semplici Gesù è immediato. Verso i semplici Gesù versa la sua energia attrattiva, calamitante: ed essi corrono. Il freudiano “disagio della civiltà” (sembra maledettamente fatale che l’avanzare della “civiltà”, ossia l’ingrandirsi dello sviluppo della città, corrisponda al dilatarsi della corruzione: historia docet) non si riferisce solo alla psiche, ma anche al regno dei cieli. GCM 12.02.09
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