HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2009 > Fede del non credere

Fede del non credere

Mi lascia sempre perplesso una persona, che quando costata che io credo in Gesù e nel Padre, mi dice:” Beato lei, che ha fede!”.

Accetto la beatitudine, perché essa viene da Dio, che mi ha dato e indirizzato la fede verso Gesù. E ringrazio i miei genitori che, pur con la loro buona volontà e con i loro limiti, mi hanno spolverato la fede che da sempre Dio mi ha concesso.

La fede, questo camminare nella luce, perfino durante la notte.

Osservo tuttavia che la beatitudine della fede è accanto anche  a chi crede di non aver fede.

Questa persona è sicura di non aver fede. La sua sicurezza le deriva dalla fede. Ogni nostra certezza, compresa la certezza di essere atei, è un atto di fede, o nelle nostre idee più o meno chiare o nelle idee di altri. La certezza psicologica nasce dal credere. Anche dal credere di non credere.

Senza sicurezze non si cammina nella vita. Mangiamo, perché siamo sicuri che il cibo ci nutre e non ci avvelena. Respiriamo, perché siamo sicuri che respirando si vive e che l’aria ci giova. Prendiamo il tram, perché siamo convinti che il tranviere non sbaglia.

Però queste nostre sicurezze sono traballanti. Il cibo è sano? L’aria è pura? Il tramviere è ubriaco? Noi superiamo queste incertezze, con un atto di fede.

Così la incertezza di non aver fede, diventa certezza di non aver fede, proprio grazie alla fede, che trasforma l’incertezza in certezza.

Forse se le persone pensassero e riflettessero prima di esprimersi, calerebbe verticalmente il numero dei non credenti, sia tra gli scienziati che tra di noi, povera gente.

Dio ci ha donato la verità perfino nell’affermare di aver fede.

GCM 30.07.09