HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2013 > Un funerale per risorti 

Un funerale per risorti 

La messa di risurrezione è ogni messa, perché Gesù è il nostro risorto. Leggo nei giornali di questi giorni un gran rumore attorno alla morte e al funerale di una nota conduttrice televisiva.
L’omelia, e tutti gli articoli, incentrati sul passato della persona. Un passato che è celebrazione di ciò che non è più. Nessuno che parli del presente di una persona, di cui si sta parlando. Non una parola, neppure durante la messa a quanto mi riesce di conoscere, sul mistero della morte cristiana, connessa sempre con la risurrezione. Nessuna gioia nell’accompagnare una persona nel suo ritorno presso il Padre.

Gesù, anche per evitare che di lui si parlasse solo al passato, come di tutti i profeti, eccolo presente tra noi, nell’Eucarestia, lui morto sì, ma presente concretamente dentro lo stesso suo ricordo.
S. Paolo non insiste nel nostro essere risorti in Cristo? Perché, proprio quando la consolazione per una morte può essere “rassicurata”, ci si dimentica della risurrezione?
Se Gesù è il primo tra di noi, suoi fratelli, perché dimenticarci di lui, quando abbiamo bisogno di risurrezione?

Nelle piazze e in parlamento è ovvio e opportuno che si rammentino i meriti del defunto, secondo l’eterno “parce sepulto” (= parla bene dei morti), ma nel contesto eucaristico, dove domina la presenza di Gesù risorto, è necessario ricordare il riverbero della resurrezione di Gesù sulla nostra resurrezione. E allora la preghiera si intride di ringraziamento.

17.08.19