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Festa di gioia

Uno dei castighi, lamentati dal profeta, a causa della deportazione delle classi dirigenti e imprenditoriali nel territorio di Babilonia, era quello di non poter celebrare le feste religiose.

Senza festa il culto non reggeva.

Anche oggi il castigo, che la società laicista si è inflitto, è la cancellazione delle feste religiose. Quella festa che si concentra nell’Eucarestia, e da questa prende sapore e luce.

La domenica è giorno senza il lavoro quotidiano, che si cambia in lavoro domenicale: gite, maratone, biciclettate, mercato, pulizia della casa, ecc.

La festa che si illumina di Eucarestia, è scomparsa. E’ festa di gioia e di ringraziamento: appunto “eu-carestia”. Eu = bello, buono, soave; charisteo = ringraziare, essere nella grazia.

L’Eucarestia è un inno di ringraziamento.

Forse l’Eucarestia domenicale (come ogni manifestazione eucaristica) oggi si è trasformata in un susseguirsi di domande. E’ sufficiente scorrere tutte le preghiere del presente rito liturgico della Messa. Dovrebbe essere una catena di inni di ringraziamento, e spesso è trasformata in una serqua devota di piagnistei, in un grigiore, più o meno egoistico, di richieste al buon Dio.

La festa è canto, inno, applauso. E pochi cantano, pochi inneggiano... a cominciare dal coordinatore della festa, quello che sta sull’altare, e dovrebbe essere l’animatore della festa.

Molti, per soggiacere all’obbligo domenicale della partecipazione all’Eucarestia, si sentono dei condannati a perder tempo in chiesa, mentre fuori di chiesa si fanno cose interessanti che solleticano. Che festa... piena di lacrime!

GCM 28.11.12