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Richiamo alla storia

Ricordare la storia non nuoce.

I Giacobini, feroci distruttori delle religioni per sostituirle con la “dea ragione”, viaggiarono nel mondo, appoggiandosi sugli eserciti di quel ladro e assassino che era Napoleone. Giunsero anche a Vicenza, dove, oltre a cancellare i simboli della Repubblica Veneta, tentarono di cancellare e di distruggere, in tappe successive, la religione.

Ricordo due tappe iniziali, prima della loro pretesa di imporre il loro catechismo, durante il Regno d’Italia napoleonico.

La prima tappa si manifestò quando furono private le parrocchie cittadine di alcuni loro diritti, concentrando l’autorità nel vescovo. Uno dei segni eclatanti di questa privazione, fu privare le parrocchie della facoltà di battezzare, concentrando i battesimi soltanto nella chiesa vescovile.

La seconda tappa fu la abolizione degli ordini religiosi, dei monasteri, delle associazioni pie. Insomma la distruzione delle periferie, dove la gente alimentava la sua pietà, e rendendo difficile il culto diversificato nelle chiese dei frati e dei monaci.

Oggi c’è un pericolo analogo, quando i consiglieri dell’autorità vescovile, cercano il concentramento di alcune forme liturgiche nella cattedrale, privando parrocchie e chiese rette da religiosi, dello svolgersi di alcune manifestazioni liturgiche.

Napoleone dall’esterno, le curie dall’interno sono sulla stessa linea dinamica: distruzione e autodistruzione, esplosione ed implosione.

Quando a Roma il Papa ordinò lo smantellamento del Colosseo per ricavare materiale per edificare chiese, Pasquino scrisse: “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”.

GCM 06.11.12