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Senza scopi si muore  

È morto il vecchio. I suoi cari figli: “È morto per colpa sua!”. È un facile scarica coscienza. “Mille volte glielo abbiamo detto di non lavorare nell’orto. Così si è buscato la sua bella broncopolmonite e se ne è andato!”. Non si chiedono: “Il lavorare nell’orto segnava lo scopo della sua giornata?”. Lo scopo lo faceva vivere e operare.

Quando si diventa anziani, lasciando il lavoro consueto, per vivere restano le piccole o grandi riserve operative, per non sentirsi del tutto inutili, o, forse meglio, per viversi attivi e utili. Il mio vecchio medico mi diceva: “Ho seguito molti moribondi e molte morti. Si muore, quando non c’è più motivo per vivere.

Ci sono motivi che tutti riconoscono, o ci sono motivi che soltanto l’anziano apprezza: i suoi motivi.

Per l’anziano, del quale sopra si è accennato, il motivo era l’orto. Ho incontrato un anziano al quale piaceva scopare l’appartamento. A lui la cosa riusciva in due ore, alla nuora in quindici minuti. La nuora scopava l’appartamento in quindici minuti, prima che l’anziano si alzasse da letto. Questi, alzato, restava inerte e lamentoso per tutto il giorno.

Ci sono altri scopi, per i quali gli anziani trovano “motivi per vivere”. Il contatto con gli altri, i motivi religiosi e culturali, il curare la raccolta di farfalle.

L’anziano che si buscò la broncopolmonite, morì contento. Se gli avessero sottratto il “piacere dell’orto” sarebbe morto ingrugnito, e molto probabilmente prima, perché gli era stato tolto il “motivo per vivere”, per immaginare la sua giornata, per gustare il frutto del suo operare. Non tutti i desideri degli anziani sono capricci, e non tutti devono essere giudicati soltanto sotto la lente dell’igiene.

26.02.15