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Peccato mortale

Non più lontano di quattro ore or sono mi è stato chiesto quale è un peccato mortale.

Di solito si annoverano tre scalini in crescendo, che guardano il peccato, solo con il bilancino della “gravità della materia”; e così troviamo il peccato veniale (cose da poco), quello grave (molto importante) e quello mortale (che provoca la morte). Raffreddore, polmonite, cancro inguaribile.

Però se osserviamo soltanto la “gravità della materia”, senza l'intenzione, possiamo cadere nell'errore. Infatti uccidere un insetto, è cosa leggera. Però se io uccido un insetto per disprezzo di Dio, che ha fatto vivere l'insetto, l'azione riveste una responsabilità diversa.

Ad aiutarci ci sovviene proprio l'aggettivo “mortale”. È un'azione che va contro la vita. Non vorrei ritornare su quanto ho scritto in uno di questi articolini, nel quale partivo da Dio, vivo e vero, che contagia della sua vita tutto il creato, e in modo particolare l'uomo.

Al di là di ogni distinzione, ogni azione contro la vita di Dio e contro quella dell'uomo, rientra poco o tanto nella zona di morte del peccato mortale.

La Scrittura spesso ci parla del nemico di Dio e del Cristo, il diavolo: non può esserci unione tra Cristo e Belial.

Per caratterizzare Satana nel suo operare malefico, l'evangelista Giovanni afferma: “Egli [il diavolo] era omicida fin dall'inizio” (Gv 8, 44). Nella prima lettera di Giovanni è richiamato l'omicidio, che è dentro l'odio, ossia contro la vita del prossimo: “Chi odia il proprio fratello [odio che vuol annientare l'altro], è omicida” (1a Gv 3, 15).

Mortale è ciò che porta alla morte.

28.06.18