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Distruzione e risurrezione

Gesù ci indica di fidarci di Lui in ogni circostanza, anche nelle circostanze tragiche, quando abbiamo la chiara impressione che tutto sta rovinando.

Egli ci ricorda situazioni estreme di guerre, distruzioni, terremoti. Ci ricorda questi eventi spesso irreparabili, per esortare alla fine: “Alzate il capo, perché la vostra liberazione è prossima”.

Non si tratta quindi di fare lo struzzo, nelle vicende dolorose o catastrofiche, ma di “guardare oltre”, ossia di alzare il capo.

Anche la fuga può essere indicata: “fuggite in altra città”. Però deve dominare la speranza: alzare il capo.

Al crollare di ciò che ci rassicurava, nasce naturalmente l’ansia, e con essa la depressione e anche la disperazione. Gesù, che ci ama davvero, non è solo il rifugio e il consolatore, ma anche lo stimolatore: “Alzate il capo!”. Non vi fermate su quanto avete perduto, non fermatevi troppo a leccarvi le ferite (anche cercando compassione nell’amico o nello psicologo), ma alzate la testa, drizzatevi e scrutate oltre.

Gesù, per sé e per tutti, ha indicato il rimedio della risurrezione, durante la quale ci si rizza e si canta. Lo sfondo ultimo della vita in Gesù, non è la tomba, ma nel sapere che gli angeli rovesciarono la lapide della tomba: “Non è qui: è risorto”.

Non per nulla l’Apostolo ci ricorda: “Siete risorti e la vostra vita è nascosta in Cristo”.

28.11.19