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Sacro e santo

Gesù non sempre rispettava la sacralità del culto. Pecca principale, che gli attribuivano, era il non rispetto di quell’ordinamento sacro, che era il “rispetto del sabato”.

Gesù escludeva la sacralità del sabato, per compiere l’opera di Dio, il Santo.

Una quasi opposizione tra il sacro e il santo. Ciò che non troviamo nel nostro aggettivo “sacrosanto”.

Non vedo se c’è opposizione tra il sacro e il santo: certamente differenza.

Probabilmente la condizione del sacro deriva dal religioso. Il sacro è confinato in un recinto: chi non ricorda i termini latini sacri e peragri. Sacro recintato, il resto è spazioso. Se il sacro è incluso nel religioso, allora Gesù non è un “oggetto” sacro. “Il Padre opera sempre e io opero”. Dio, il Santo, non ha confini. Insomma per accedere a Lui non è necessaria la lavanda dei piedi. Il Santo è “sempre ed ovunque”.

Cadono forse le “cautele” verso il sacro, quando si tratta di avvicinarsi a Dio? Se Dio è ovunque, l’accesso a lui è sempre aperto.

Quando Gesù crea l’Eucarestia durante la cena, non manda prima gli apostoli dal confessore. “Voi siete tutti puliti a causa della Parola”. Gesù non si astiene dal toccare il lebbroso, il contaminato. Anzi, lo tocca e lo purifica.

Il sacro denota la paura dell’uomo davanti al “numinoso”. Il Santo ricorda l’amore di Dio verso l’uomo, e dell’uomo verso Dio. A fidarci del santo ci invita l’amore di Dio.

19.06.19