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Carità anche con lui

Rilevo uno sport frequente tra coloro che si sentono credenti e praticanti: lo sport della denigrazione del Papa. Questi cristiani sono disposti a perdonare tutto e tutti, ma non riescono o non vogliono perdonare al Papa, povero uomo pure lui. Non gli perdonano perfino la sua difficoltà nel sorridere.

 

Eppure anche il Papa è un “povero cristiano”, come si diceva di Celestino V°. Certo anche lui deve essere perdonato per la sua teologia, se le nostre idee teologiche divergono dalle sue. Certo non ripeterà il comportamento di Pio V°, che ha fermato per secoli sulle idee tomiste la ricerca teologica e i catechismi. Ma la disparità di idee. non autorizza l’acredine.

 

Si può non essere contenti per il suo riprendere vesti e formule liturgiche di altri tempi, ma non è lecito negare la sua retta intenzione, nel  cercare di ricuperare il gusto degli orientali e degli anti-concilio. Ossia: forse diversità di sensibilità, ma la carità obbliga a guardare gli sforzi, talvolta ingenui, di riannodare le parti separate o sconnesse.

Se per lui il mantenere usi di corte cinquecentesca, compreso il  maestro di camera, significa rispetto delle tradizioni, va compreso nelle sue buone intenzioni e va compatito per eventuali incidenti di percorso, ma non può essere sbeffeggiato e umiliato.

Insomma la carità è il legame della Chiesa nello Spirito Santo, e da esso non deve essere escluso nessuno, né il peccatore, né l’imprevidente, né la persona incapace di leggere i “segni del tempo”di giovannea memoria.

Soprattutto - ci avverte Paolo - attuiamo la carità, che è il legame perfetto tra noi credenti in Gesù.

GCM 15.07.12