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Morire per vivere

Chi odia la propria vita in questo mondo, la custodisce per la vita eterna.
L’avverarsi di questa frase di Gesù, è avvenuto in lui e nei martiri cristiani. Può avverarsi in noi?
Mi sembra opportuno notare che Gesù non dice: “conquista”, ma “custodisce”. Perciò è una vita che è custodita, e quindi già esiste. La vita eterna non crea, ma custodisce il dono della vita, presente nel credente. La fede immette in una vita, che deve essere custodita con cura, per non essere offesa.

Perché è necessario “odiare” la vita – e non curarla per bene – per farla perdurare?
Il contesto, nel quale Gesù pronuncia quelle parole, è un contesto personale. Egli, su invito degli apostoli, si mostra ai pagani. Avverte loro che lui accetta l’imminente morte. Si assimila al chicco di grano, che per essere fecondo di vita, deve essere sciolto sotto terra. Gesù parla, quindi, della propria disponibilità a morire, per produrre molto frutto.

È una disponibilità episodica di fronte alla prossima morte, oppure è una delle forme di vivere quel “faccio sempre quanto è gradito al Padre”?
Certamente è un’indicazione che non c’è un solo modo per conservare la vita, ma esiste anche il modo di “odiare” la vita per conservarla. In modo assoluto. In modo relativo anche la medicina allopatica, odia la vita (chirurgia, chemioterapia, medicine chimiche), per prolungarla. Gesù segue radicalmente il metodo suo, per eternarla.

20.08.19