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E vide che era bello

Gesù ci ha raccomandato di non fermarci a gioire per “aver cacciato i demoni”, ma perché in cielo si è tenuto nota.

Nella vita abbiamo compiuto anche delle azioni buone e creato nella poesia, nella pittura, nella musica, in letteratura e in mille altri modi, dal riordino della scrivania al lavoro in cucina. Insomma, anche in piccole cose, abbiamo migliorato il mondo. Poi si lascia tutto? Resta soltanto il rimpianto degli amici o dei familiari, o il sollievo di chi ci stava accudendo e che noi – come ho letto, perché scritto con fine ironia – lasciamo gli altri “serenamente”: di chi la serenità, di chi parte o di chi resta?

In qualche modo, anche noi, vivendo, abbiamo compiuto del bene. E allora “perdiamo” tutto, grazie all'inesorabile ora, come diceva il poeta latino?

Il bene e il bello che si fa, resta. Anche per noi, figli, vale ciò che la Bibbia dice di nostro Padre, quando crea: e vide che era una cosa buona. La contemplazione gioiosa del bene compiuto.

Orbene, la vita futura è un godere del bene compiuto. Allora gioiremo nel “contemplare” il Padre. Non solo, ma anche nel contemplare per sempre l'opera di Dio. Di quel Dio, che crea l'uomo e poi gli affida, come completamento della creazione, il compito di “operare la terra”.

Il godimento del Paradiso, è fatto anche dal nostro gioire per il bello e per il bene, compiuto da noi in vita.
Bene e bello, destinati a durare e a essere contemplati.

26.11.18