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Decisione e compromesso

C’era maretta nella comunità di Antiochia, quando S. Paolo aveva accolto tra i credenti anche persone provenienti dal paganesimo. Maretta causata da alcuni credenti provenienti dall’ebraismo. Questo infatti pretendevano di sottoporre i convertiti dal paganesimo, anche alle pratiche religiose tradizionali per gli Ebrei. Tra queste, principale, la circoncisione.

Gli Ebrei convertiti, pretendevano di sottomettere anche Gesù e lo Spirito Santo agli usi religiosi dell’Ebraismo.

Paolo difendeva la “libertà” dei convertiti, contro coloro che pretendevano di sottomettere anche Gesù e lo Spirito Santo agli usi religiosi dell’Ebraismo.
Paolo difendeva la “libertà” dei convertiti pagani dalle oppressioni della “Legge”.

La disputa diventava accesa. Quindi Paolo e Barnaba portarono la questione ai due più importanti della casa madre di Gerusalemme: Pietro e Giacomo.

La questione fu dirimita, ancora solo a metà: negando la necessità della circoncisione, ma affermando di non lasciare la pratica di astenersi dal sangue e dal mangiare animali soffocati, che non erano morti dissanguati.

Un colpo al cerchio e uno alla botte. Questo per non disturbare troppo gli Ebrei convertiti. Il compromesso per la pace.

Nel documento, che da Gerusalemme fu recato ad Antiochia, era scritto che esso serviva a placare il turbamento. Nel documento l’essenziale era salvo, ossia la non necessità della circoncisione, cerimonia piuttosto dura per i pagani, pur continuando alcune pratiche secondarie.

Per il “pro bono pacis” non si voleva irritare né pagani ebrei. Eppure Gesù con i farisei si era dimostrato molto più esplicito e deciso. Egli non lesinò rimproveri e contrapposizioni. La demarcazione tra sé e gli altri era chiara: “Ma io vi dico!”.

Anche Gesù però seppe andare incontro alla donna siro-fenicia, afflitta per la figlia.

GCM  13.05.12