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Purgatorio

Il purgatorio, al quale molti si adattano, pur di evitare l’inferno, è una bella invenzione per sentirci collocati in mezzo, tra i condannati e i premiati.
Infatti si immagina il purgatorio, come un inferno alquanto attutito: pene sì, ma non eterne. Lo si immagina anche come un paradiso attutito: salvi sì, ma non del tutto ancora.

Una quota di inferno unito a una quota di paradiso, però nessuna eternità né di castigo, né di premio, ma sospensione temporanea quando il tempo è scomparso.
Eppure esiste il purgatorio nel tempo, dove si può vivere sia nella sofferenza che nell’anticipo sereno della speranza. Questo tipo di purgatorio è la nostra vita di ogni giorno. Qui viviamo la sofferenza dei nostri limiti, fisici psichici spirituali, sia la gioia della speranza e del nostro vivere da risorti, anticipando nella fede la risurrezione di Gesù.

Ancora una volta ecco il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, il pianto e la speranza, il pessimismo e l’ottimismo. Gesù è venuto per attirare il nostro ottimismo, durante il purgatorio terreno: “il Padre vi ama”.
Dimentichi dell’amore del Padre, viviamo la vita ascoltando le prefiche; ricordando l’amore di Dio, udiamo il coro degli angeli del “Gloria a Dio”.
Un po’ di purgatorio ce lo meritiamo tutti. Per subirlo noi viviamo.

05.03.19