RibellioneDi fronte a un’ingiustizia, compiuta contro di noi, nasce spontanea una protesta e una ribellione. I libri di ascetica, più o meno mutuata dagli stoici, condannano questa reazione di ribellione. Essi indicano la imperturbabilità, come comportamento. Se poi l’ingiustizia viene perpetrata dai superiori religiosi, allora è necessario vedere in ciò “la volontà di Dio”. E’ un po’ strano assimilare un delitto alla volontà di Dio. E’ certo comunque che Dio è vicino a chi patisce ingiustizia, per aiutarlo. Anche Gesù dice di rivolgerci a lui, quando siamo oppressi. Ma è fuori ogni logica assimilare il delitto dell’ingiustizia con la volontà di Dio. Del resto quegli asceti para-stoici, o post-aristotelici, dimenticano Gesù, il quale ha sempre reagito, e talvolta in modo violento, contro l’ingiustizia, fatta a lui o ai piccoli e poveri. Proprio imitando Gesù, chi soffre o subisce l’ingiustizia, deve ribellarsi, denunciare, reagire. E non può sentire rimorso per le sue reazioni, perché, in Gesù, sono altamente santificate. Il dono dell’indignazione, è frutto della dignità umana, e del corredo cristiano. Lasciamo, una buona volta gli stoici con il loro ascetismo, e conformiamoci a Gesù. Rendiamo salvezza (perché lo Spirito la rende tale) la nostra indignazione contro le ingiustizie. A cominciare dalle ingiustizie subite da noi. Salvezza interiore, come imitazione di Gesù, come liberazione da autoaccuse, come recupero di dignità. Approfittiamo anche della nostra ribellione per consolidare la nostra adesione a Gesù. Sia come perseguitati, che meritano la beatitudine, sia come fattori di pace, che conseguono la stessa beatitudine. GCM 14.07.11
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