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Elogio del limite come provvidenza

Forse noi non ci ricordiamo che i nostri limiti sono un dono di Dio! Ci scagliamo contro i nostri limiti, anziché abbracciarli.

I limiti ci definiscono. Ci definiscono davanti a Dio, perché siamo creature. Dio ha creato in sé il Figlio senza confini, tanto che è una sola realtà con il Padre. Se, per assurdo, ci avesse creati senza limiti , non saremmo più stati noi stessi.

I limiti ci definiscono anche tra noi creature. Io non ti riconoscerei, se tu non fossi definito dai tuoi limiti. Io mi pongo davanti a te, perché i tuoi limiti mi permettono di riconoscerti. Ti posso abbracciare proprio perché sei limitato.

Ringraziare Dio perché ci ha creati limitati, e amare i nostri limiti.

Eva non aveva capito che i suoi limiti erano anche la sua salvezza. Ha voluto superarli, per essere come Dio, e si trovò immersa nel caos.

Difficilmente nella nostra cultura si elogiano i limiti. Tutto si spinge a superare i limiti: più energia e più produttività (e meno foreste o più incidenti atomici o marini), più nozioni (e meno sapienza), più piaceri (e meno serenità), più tutto, anche se la terra va disfacendosi.

Più avanzamento nello sport, dopando e distruggendo l’uomo.

L’elogio del limite, cancellerebbe per sempre la mitologia dell’eroe... e metterebbe in splendida luce la chiarezza dei santi, di quelli che non si sono vergognati di essere circoscritti, ma dal limite hanno ricavato l’umiltà, dall’umiltà la pace, dalla pace la santità.

L’elogio del limite ci spingerebbe a incontrare e a comprendere colui che da Dio è diventato uomo.

GCM 22.04.11, pubblicato 24.07.11