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Il cuore

Noi siamo quel che sentiamo piuttosto che quel che pensiamo. L’illuminismo ha esaltato il pensare, influenzando le leggi e le scuole, dove l’informazione (quale?) domina sull’educazione.

Pur nella forma primitiva di considerare l’anatomia e la fisiologia, la Bibbia vedeva nel cuore il riassunto di tutte le operazioni psichiche e spirituali. Grande intuizione che pone nel cuore il vissuto più umano dell’uomo.

Quando si sottrae al mondo affettivo ed emotivo la sua funzione unificatrice, si cade negli estremi o dell’astrazione intellettualistica, o delle perversioni della passionalità.

Il sentimento sa apprezzare e usare abilmente sia la sublimità del pensiero sia le forze della passione, perché di esse coglie la bellezza vitale. Quando le idee si gestano attraverso l’ammirazione per la verità, e le passioni si assaporano per la loro vitalità, allora il cuore diventa la via alla vita: via, verità e vita.

Allargare la finezza delle nostre idee e indirizzare la forza delle nostre passioni, è un’immersione nella gioia dell’esistenza. Questa è la netta funzione del cuore, ossia dell’affettività.

L’educazione umana è prima di tutto l’educazione del sentire, perché è il sentire che guida le nostre azioni. Queste si muovono se sentiamo il bello dell’agire.

La depressione si avvale dell’insensibilità. Nulla attira più, perché nulla suscita il nostro sentire. Perciò uno dei rimedi contro la depressione, è l’educazione a gustare l’estetica, i valori, la presenza di Gesù, che, nello Spirito Santo, ci avvince al Padre.

Spirito Santo e sensibilità sono la coppia vincente per anticipare nel tempo la beatitudine eterna.

GCM 04.07.11, pubblicato 10.11.11