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Letizia francescana

Una comunità francescana può essere autentica, se priva di gioia?

Una delle caratteristiche delle preghiere francescane è il rosario con le sette poste, che esaltano le allegrezze di Maria. Le storielle francescane e le cronache si aggirano intorno alla “perfetta letizia”.

Le cronache dei primi tempi del francescanesimo in Inghilterra, narrano di frati così contenti, che quando si trovavano assieme per la preghiera comune, scoppiavano dal ridere, tanto da non riuscire a pregare.

La gioia si può notare già nelle piccole manifestazioni. Il saluto del “Buon mattino”, con un bel sorriso, quando ci si incontra all’inizio della giornata. Invece si incontrano dei confratelli con la testa bassa, che non sanno dire “Buon giorno”. Forse hanno passato la notte insonne o a far penitenza, o forse pensano alla penitenza della prossima preghiera, o forse sono stati a scuola di maestri di noviziato, orsi riconosciuti.

La gioia autentica nasce dal godere assieme di un successo dei confratelli. Ma troppo spesso il successo degli altri ci dà fastidio, come se il loro successo fosse un furto perpetrato contro di noi. Che si tratti di invidia?

Gioia si espande nell’incontrarsi a tavola, per rifocillarsi... soprattutto se il vino è di grado. Il refettorio è il necessario prolungamento della mensa eucaristica. Forse è per questo che, quasi meditando sulla messa, qualche frate non spiccica una parola per tutto il tempo del pranzo, mangia in fretta, quasi per dire agli altri: “Fate presto, ché io voglio andarmene per i fatti miei!”

La gioia è una liberazione. Chi non sa gioire con i confratelli, si sente schiavo.

GCM 21.12.10, pubblicato 26.02.11