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L’allegrezza con il Risorto 7

Quanto più acre è stata una sofferenza, tanto più gioiosa ne è la liberazione. Croce e Risurrezione.

Gli evangelisti tutti notano che alla crocifissione e alla morte del nostro Gesù erano presenti le donne; il nome di alcune di esse è indicato. Solamente Giovanni, nel suo Vangelo, riferisce la presenza della madre di Gesù, e la preoccupazione di Gesù di non lasciarla sola, ma di farla entrare, come madre, nella famiglia di Giovanni. L’unico conforto che, in fin di vita, Gesù ancora lucido infonde alla madre. Maria sofferente, ma non abbandonata dagli uomini. E neppure ella abbandona l’uomo. Legata da sempre all’umanità di Gesù, ora deve sentire che gli uomini non l’abbandonano.

Eppure il conforto dell’affidamento a Giovanni, non lenisce il dolore per la morte del Figlio, colui che sarebbe dovuto essere presente alla morte della madre, come verisimilmente fu presente alla morte del padre.

Lo strazio dura tre giorni. Gesù l’aveva predetto ai suoi. Giovanni, il protettore di Maria, lo sapeva. Ma la morte, quella morte, di Gesù, aveva scombussolato tutti.

E poi ecco giungere a Maria, forse per il tramite di Giovanni, la notizia della tomba vuota, l’ansia dei discepoli prima della presenza del Risorto. Alcune correnti della pietà popolare, immaginano che Gesù, appena risorto, si presenti privatamente alla propria madre. Però Maria era stata affidata alla Chiesa, e in essa doveva vivere le ansie dell’attesa, e, con gli altri, la meraviglia e la gioia gloriosa della Risurrezione. Questa gioia, questa allegrezza si commisura con il dolore e l’ansia precedenti.

Grande dolore, e perciò grande gioia.

GCM 22.08.11, pubblicato 05.12.11