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Raccomandazioni

Le raccomandazioni non sono un’invenzione dell’Italietta. Da sempre e per sempre i “grandi” (povera gente, tutta trasformata in cenere, nel migliore dei casi) hanno concesso grazie, e posti, e ricchezze, e ministeri ai raccomandati, soprattutto se donne (almeno una volta; ora i costumi della corruzione stanno cambiando).

Le raccomandazioni sono una scorciatoia, una lubrificazione del cammino. Solo i principi ereditari non abbisognavano di scorciatoie. Per loro la raccomandazione si chiamava letto della regina o della favorita.

Ebbene hanno tentato di usare la raccomandazione anche con Gesù. “Comanda che questi miei due figli si seggano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”: chiedeva una parente di Gesù.

Gesù non si lascia irretire. Prima di tutto perché “il mio regno non è di questo mondo”. Esso ha altre regole. E, se proprio una regola la volete, è quella che si ponga all’ultimo posto chi vuol collocarsi al primo. E’ la regola del capovolgimento, quella che trova beati i poveri, che detronizza i potenti, e che fa inginocchiare Gesù per lavare i piedi ai discepoli.

A chi si raccomandava per un privilegio, Gesù rivolge una semplice e basilare domanda: “Volete partecipare della mia vita? Volete anche voi bere il calice che io sto per bere?”.

E’ condivisione, non gerarchia. E’ vita comune, non raccomandazione neppure per entrare nel carrierismo gerarchico o vaticano.

Gesù aborrisce le raccomandazioni, perché condanna ed evita ogni carriera. L’unica norma che gli interessa è semplicemente  “fare la volontà del Padre”. Per compiere questa non serve la carriera, ma un cuore puro, che si abbandona al Padre.

GCM 25.07.11, pubblicato 19.11.11