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L’allegrezza con Elisabetta 4

E’ il tempo del Magnificat. Un magnificat, che correva nella mente di Maria nel lungo tragitto da Nazareth alla casa di Elisabetta.

La beata solitudine del cammino a piedi, quando nella mente, sgombra dalle incombenze quotidiane, affiorano i temi, che maggiormente incalzano.

Quante frasi del Magnificat, in quel cammino, percorso in compagnia, nella quale spesso risonavano i salmi. Eppure il Magnificat è tutto suo, stimolato da un’esperienza unica, che i compagni di viaggio non erano in grado di intuire. Lo intuirà certamente Elisabetta, che facilmente si accorda alla tonalità di Maria.

Maria sente che il celebrare la grandezza di Dio, sprizza dal di dentro di sé, dalla sua anima e dal suo spirito.

Ella è pervasa dalla grandezza di Dio, la prova la sua carne. E invita tutte le genti e tutti i tempi (questo nostro compreso!) ad ammirare la sua beatitudine, la sua gioia nel meravigliarsi per prima delle grandi cose in lei provocate da Dio.

Felice proprio perché Dio ha visto molto attentamente la bassezza della sua serva. La felice meraviglia aumenta, perché a Dio non è nascosta la sua povertà, e pur vedendo la povertà della sua serva, la riempie, “adombrandola” del suo Spirito.

E nella propria esperienza Maria constata l’eterna opera di Dio, che umilia i potenti e solleva i piccoli. I salmi avevano assicurato questo capovolgimento provocato da Dio. Ora lo vede, con meravigliata gioia, attuato in sé.

Maria è aperta a tutti e già intravede capovolgersi il destino del suo popolo umiliato. Non prevede come, ma a quel Dio, che ha prodotto la sua maternità, tutto è possibile.

GCM 21.08.11, pubblicato 02.12.11