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I santi delicati

Il mio contatto con il P. Leone Veuthey, ora già servo di Dio, fu breve quando andai a Roma per gli studi di teologia. Però il P. Leone che in quel periodo, aveva dei contatti con Chiara Lubich, continuò a tenersi in contatto con me, attraverso corrispondenza epistolare. Questa si protrasse per tredici anni, con frequenza irregolare.

Queste lettere, come si sa, stanno diventando una vera reliquia, oltre che un caro ricordo e un indirizzo spirituale.

La prima lettera (21.5.1947) è una prospettiva francescana: “Carissimo fra Celso, spero che adesso il senso di “novità” sarà dissipato e dall’esterno tutta l’attenzione sarà tornata all’interno; il che non impedirà di goder francescanamente della natura, contemplando Dio nelle sue opere. Tutto è “interiore” per chi vive in Dio, vede tutto in Dio e Dio in tutto! E così è facile lasciarsi permeare dall’Essenza di Dio.”

Dopo aver dato una indicazione medica, poiché io mi trovavo in un periodo di riposo a causa del mio stato precario di salute, che mi aveva costretto a interrompere gli studi, il Padre scrive:

“E poi faccia sempre bagni di Unità. Rimedieranno a ciò che gli altri (bagni) possono aver di nocivo.

“La pace dello spirito ha potuto essere turbata da qualche concessione alla natura... Del resto questi turbamenti non significano la perdita della grazia, ma sono l’avvertimento amoroso del Signore ad essere più mortificato, per stare sempre nell’Unità, che è purezza ed esige la purezza del cuore.

Certo bisogna serbare il raccoglimento, evitando la troppa loquacità, ma al servizio della carità, per sollevare gli altri non temere qualche strappo materiale al silenzio!”

Questi santi, sempre dolci!

GCM 04.02.11 , pubblicato 06.05.11