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Mangiare e bere

Il Figlio dell’uomo mangia e beve, e viene accusato di essere amico dei pubblicani e dei peccatori. I farisei dovevano trovare motivi di accusa contro il loro avversario Gesù. Quel Gesù che alla povera gente, oppressa dalle imposizioni moralistiche degli scribi, trovava in Gesù un maestro dall’insegnamento facile, che imponeva un giogo leggero.

Evidentemente, uno dei motivi di alleggerimento era quello della mancanza di ascetismo, quell’ascetismo attuato da Giovanni, che non mangiava e non beveva.

Per Gesù la vita per il regno dei cieli, era semplice: essere uomini normali, che mangiano e che bevono. Sia che mangiate sia che beviate, fatelo in Gesù, suggeriva S. Paolo.

Vita semplice, scorrevole. Il Padre aveva fatto incarnare Gesù, affinché fosse uomo, non perché facesse l’asceta sofisticato, esempio inimitabile. Uomo e basta. Uomo che mangia e che beve.

La felicità di una vita scorrevole, per sé e per gli altri. La semplicità della quotidianità è unica via al cielo.

Se poi ci sono santi che trascorrono la vita su una colonna (mirabile equilibrista) o si scarnificano a sangue, affari loro non nostri. Quanti santi si sono uniti a Dio e hanno gustato la salvezza, nonostante le loro penitenze.

Però, se la vita semplificata si chiude in sé, non è vita cristiana. Magiare e bere, come Gesù. Inoltre dar da mangiare agli affamati e offrir da bere agli assetati, è anche questo come Gesù. Si semplifica la vita, per essere più disponibili a Dio e al prossimo. Gesù mangiava sì, ma alla stessa mensa dei peccatori.

GCM 20.12.09