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Aggredire il pericolo

Di fronte a un pericolo, tendiamo a irrigidirci, in atteggiamento di guardia e di difesa. Ad ogni modo, la paura ci attanaglia.

I pericoli ci raggiungono da ogni parte.

La società vorace e impietosa, soprattutto nell’emarginare i deboli.

Le persone del nostro piccolo circondario: familiari cocciuti o stupidi o maliziosi; soci in lavoro o in affari; confratelli isterici o pretensiosi e invidiosi; colleghi di lavoro; ladri tanto più numerosi, quanto più aumentano le nostre ricchezze vere o presunte.

Le ombre e i difetti che vibrano nella sentina dei nostri cuori, o nell’inconscio.

Questi e altri sono i pericoli, che continuamente ci assediano.

La prima reazione è quella di irrigidirci e di rattrappirci in difesa, impoverendo le nostre capacità e il nostro bisogno di respirare e di espanderci.

Poco dopo nasce la necessità di opporci al pericolo, organizzandoci per distruggerlo, almeno mentalmente. Distruggere la società, il  familiare, il confratello, il Capo del Governo o il Papa.

Tutti proclamano che la miglior difesa è l’offesa. Opporsi in anticipo al nemico. Ed ecco scatenarsi le nostre piccole quotidiane guerre del Golfo, più o meno preventive.

Anche Gesù pensava a difenderci in modo attivo: aggredendo il nemico. Però la sua aggressione non era né armata, né distruttiva.

Hai un nemico fuori o dentro di te? Aumenta lo spazio della carità, come suggerisce S. Agostino. Aggredisci il tuo nemico con l’amore, bombardalo di preghiera e di Spirito Santo, confondilo con la tua gentilezza e la tua generosità. Ossia trasforma la difesa in attività costruttiva: il tuo cuore si allargherà, Dio Padre sarà contento nel vedere una corrente di amore tra i suoi figli.

GCM 22.11.09