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Umiltà 1

L’umiltà è un dono di Dio. Non è dono il fatto che io mi umilio, mi faccio umile, nutro pensieri di autodenigrazione.
E’ dono ciò che sono e ciò che mi scopro. L’umiltà è dono compiegato, spontaneo con il mio esistere. Sono umile, perché sono uomo. E sono uomo, perché Dio mi ha fatto.

Quando svelo me a me stesso, mi trovo semplicemente umile, creatura del creatore, immenso per Lui, limitato per me. Quanto più incontro la mia autenticità, tanto più scopro le vesti della mia umiltà. Il “costruirmi” umile, è accademia che mi sottrae alla mia umiltà autentica: quella che viene dal Padre, ed è dono dello Spirito.

Stimarmi per ciò che Dio mi ha fatto è umiltà, perché riconosco l’azione di Dio. Ma conosco davvero ciò che Dio mi ha fatto, scavando sotto le superfetazioni dell’educazione familiare, civica, religiosa?

L’umiltà non è costruzione, ma demolizione delle supercostruzioni ingannevoli, composte di idealizzazioni mie e di altri. Oppure la demolizione è semplice restauro, che cancella i molti braghettai di turno. Ed è opera immane, difficile, tanto è il peso del materiale che gli uomini e io abbiamo messo addosso a me.

Alla fine l’umiltà è guardare Dio, che mi indica ciò che lui non mi ha dato o imposto, un Dio meraviglioso, che mi ha voluto. Umiltà è scoprire il disegno di Dio, e apprezzarlo, obbedendogli nella sua azione di progressiva autenticazione di me, scartando quanto l’uomo ha preteso di buttarmi addosso.

Umiltà è semplicemente non cercare di diventare umili, ma accettare i limiti e le umiliazioni, che trovo dentro di me e che sopporto dal di fuori di me, amando la verità.

GCM 20.01.10, pubblicato 14.10.10