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Come bambini

Diventare bambini, dice il Vangelo. E’ una richiesta di Gesù, affinché la nostra posizione davanti al Padre, acquisti l’atteggiamento opportuno. Gesù dice diventare “come” bambini, così scrivono Matteo, Marco e Luca. Assimilarci, non trasformarci, sebbene in Giovanni troviamo il detto “rinascere dall’alto”, ossia proprio diventare altro.

Comunque, l’invito alle posizioni dell’infanzia è chiaro, esatto.

Eppure l’indicazione può essere interpretata almeno in due maniere, soprattutto nella preghiera. Il bambino infatti può essere colui che si abbandona, oppure colui che fa i capricci. Spesso la preghiera assomiglia più a un capriccio, che vuol costringere Dio ad assecondarci, che ad un abbandonarci al Padre per assecondarlo.

La stessa insistenza nel pregare può diventare un’impazienza, oppure un non desistere, lasciando perdere la preghiera stessa.

Pregare senza stancarci, come indica il Vangelo, non può diventare uno stancare Dio, ma un rimanere accanto a lui, senza posa.

Restare accanto a lui senza stancarsi, non è sempre un chiedere o un pretendere, può invece essere un contemplare. La contemplazione, il calmo accorgerci del Dio presente, o del Cristo Eucarestia, è una posizione da bambino che resta instancabilmente con il Padre. E’ un diverso modo di insistere, come l’innamorato non si stanca di restare con l’innamorata, anche quando questa sfaccenda per casa.

Il cuore bambino non si stanca mai di rimanere con la madre. Quando il bambino s’accorge della madre presente, si sente rassicurato, se avverte che la presenza della madre è positiva, attenta a lui.

Come bambini ci vuole il Padre, per sentirci sempre vicini a lui.

GCM 18.02.10