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Astuzia

Paolo, quando è portato in tribunale, usa l’astuzia. I suoi accusatori davanti al magistrato romano, lo indicano inadempiente alle leggi del suo popolo. I suoi accusatori sono concordi tra di loro nell’accusare Paolo, ma Paolo sa che tra loro litigano per questioni non da poco.
Una di queste è la risurrezione, vigorosamente negata dai sadducei, e altrettanto vigorosamente sostenuta e affermata dai farisei.

Paolo inizia la sua difesa, dicendo di essere accusato su cose riguardanti proprio la risurrezione. Scoppia la bomba tra i suoi accusatori, che si mettono a litigare. Il magistrato romano, per sottrarre Paolo al linciaggio, lo fa riaccompagnare in prigione. L’astuzia di Paolo ha colpito giusto. E la sua causa è riportata a un’istanza superiore: a Roma.

Quello che è mirabile, è che di notte gli appare Gesù, e, in qualche modo, approva l’astuzia di Paolo, proprio perché Gesù voleva che Paolo evangelizzasse i Romani.

Dell’astuzia di Paolo si serve Gesù per i suoi scopi di salvezza.

Altre astuzie umane spianano la via all’opera di Dio. L’astuzia di Giacobbe. Quella di Davide, quella di Abramo che fa dire alla moglie di essere sua sorella.

Paolo VI disse che anche l’astuzia è una virtù. L’astuzia nostra come via di Dio.

Talvolta proprio le nostre furbizie ci conducono nel luogo, dove Dio ci attendeva per compiere la sua opera attraverso di noi.

Se Dio è “luce ai nostri passi”, nulla impedisce che, per far luce (spesso ai nostri superiori, che non sono in grado di capire le ragioni del nostro operare o del nostro richiedere), si serva di quella parte della nostra intelligenza, dove si nasconde la furbizia o l’astuzia.

GCM 20.05.10  -  pubbl. 11.07.10