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Il dono delle distrazioni

L’invecchiare è un dono del Dio della vita. Invecchiare con tutto il corollario di doni, che la vecchiaia comporta: saggezza e diminuzione di memoria, calma e diminuzione della concentrazione, distacco e disponibilità all’ascolto, ecc.

Se invecchiare è un dono di vita, le conseguenze dell’invecchiamento fanno parte del dono. Purtroppo molti considerano come negatività, una parte del dono. E perciò temono l’invecchiamento, e maledicono l’ultima parte della loro vita, quando sono chiamati all’interiorità, alla sobrietà, all’alleanza con la malattia, per riuscire nel purificare la propria esistenza presente e passata.

La sapienza ci consiglia di allearci all’età, per vivere in armonia con noi stessi, e godere la pace. La stoltezza ci eccita a combattere le conseguenze dell’età, che comunque resta sempre ciò che essa è, pervicacemente, senza essere turbata dalle insolenze di chi la rifiuta.

Corollario della vecchiaia, è anche un particolare molto interessante: le nuove condizioni della preghiera.

Una preghiera più breve e più essenziale, e anche una preghiera costellata di distrazioni.

Le distrazioni, frutto di una diminuita capacità di concentrazione, sono il sale della preghiera dell’anziano. Una preghiera senza distrazioni può essere possibile; però quella con distrazioni è autenticazione della condizione di vecchiaia.

Il combattere violentemente le distrazioni, allontana dalla preghiera. Infatti in questa lotta, chi prega non si rivolge a Dio per dialogare dolcemente con Lui, ma si piega su se stesso per costringersi violentemente a concentrarsi.

GCM 29.09.10, pubblicato il 21.12.10