HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2010 > Compassione


Compassione

C’è un passaggio pesante nel nostro camminare nella vita, fatto il quale entriamo nella gioia: dalla critica alla compassione.

Chi di noi non condanna il male morale nel quale è tuffata la nostra società? In noi sgorgano l’indignazione e la giusta condanna. Soprattutto davanti a quelle tragiche cattiverie, che nascono dalla pretensione, più o meno ignorante.

Eppure questa marea di cattiveria è anche frutto della disperazione. Tutti avvertiamo dentro di noi una vena di cattiveria. Però, negli stati di disperazione, essa s’ingrandisce e diventa distruttività con gli altri.

Ci ribelliamo, giustamente, quando vediamo o siamo colpiti dalla cattiveria degli altri. Diventiamo severi, critici, condannatori.

Se però un solo attimo entrassimo nel cuore disperato di certi “poveracci” cattivi, il nostro sentire, lentamente, sentirebbe germinare in sé la compassione.

Il mondo è zeppo di disgraziati distruttori.

Essi hanno coltivato e fomentato la mala pianta dell’odio. La stessa mala pianta che nutriamo nel nostro animo, di poveri figli di Eva. Possiamo avere “compassione”, perché una connessione con la cattiveria si allaccia dentro di noi.

E proprio questa solidarietà nel negativo, può essere posta in luce davanti a Gesù, il quale ci dona il suo Spirito, affinché la solidarietà diventi compassione e aiuto reciproco.

Perfino Gesù fu trattato da peccato, per essere messo in condizione di essere solidale con noi, e renderci da peccatori,  giusti. Però è necessario purificarci attraverso la giustizia della Croce.

GCM 18.12.09

Compiere il bene

Una meraviglia nasce nel nostro cuore, quando ci si accorge che Dio ha operato il bene in noi e negli altri, proprio attraverso la nostra azione. Attraverso noi peccatori, l’onnipotenza di nostro Padre, opera il bene!

L’orgoglio nostro è alimentato dalla nostra cecità, dal non accorgerci che Dio opera. L’orgoglio è un logico e mero frutto dell’ignoranza.
Quante volte abbiamo udito dire: “Sono orgoglioso di aver compiuto questo o quest’altro”. Invece la beatitudine ha un’altra origine. “Ha visto la bassezza della sua schiava, perciò tutte le generazioni mi chiameranno beata”: esclama Maria, che si era accorta dell’opera di Dio dentro di lei.

Appena entriamo nel silenzio dopo aver operato bene, siamo invasi dalla gioia perché ogni bene viene dal Padre della luce. Il silenzio spesso ci redime dall’ignoranza dell’orgoglio.

E’ bello accorgerci di quanti doni il Padre ci fa forniti, perché riusciamo a produrre il bene. La ricognizione e l’assunzione delle nostre numerose capacità ( dal poter muovere un dito, alla sublimità della preghiera) sono scoperte della bontà generosa di Dio, e motivo di riconoscenza.

Guai negare il bene, che compiamo. Sarebbe un sottrarci a lodare e ringraziare il Padre. Però anche guai a negare il male, nel quale cadiamo. Sarebbe privarci della gioia del pentimento, e impedire al Padre la gioia del perdono.

La serenità nostra e la lode riconoscente al Padre, nascono dalla verità, frutto dello Spirito, che ci induce ad aprire gli occhi su tutto lo spaccato della nostra persona e della nostra storia.

La storia non è conquista dell’uomo, ma è lo svolgersi nel tempo della provvidenza di Dio. Perciò il Verbo, Gesù, abbraccia tutta la storia.

GCM 21.02.10