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Haiti

Se non erro, ho osservato che in questi giorni gli aiuti ai sinistrati di Haiti sono arrivati da nazioni attraversate dal cristianesimo, professato o sottaciuto. Non ho visto muoversi coloro che si autodefiniscono i migliori musulmani, quelli di Al Kaeda. Eppure posseggono molte ricchezze, delle quali si servono soltanto per le distruzioni terroristiche.

E’ soltanto un caso?

L’impronta della carità di Cristo verso i poveri, resta a lungo, anche in coloro che si dichiarano atei. Gesù infatti è venuto a ridestare l’uomo nell’uomo, proprio mostrandogli la sua relazione con il Padre.

Il Vangelo è per la ricostruzione umana:  Dio ha creato l’uomo e lo ha rimesso a nuovo, tramite Gesù. E nella ricostruzione umana è emersa la necessità di amarsi gli uni gli altri: la necessità di vivere il consorzio umano, alla stregua di una grande famiglia, nella quale il più debole è aiutato dal più forte.

Le calamità naturali indicano chiaramente la precarietà della natura, destinata prima o poi a dissolversi, ragione questa per cui l’unico punto fermo resta il Padre. Però la catastrofe naturale diventa una cartina al tornasole e uno stimolo per ridestare in noi il cristiano addormentato, e farlo agire da cristiano.

Temo però che in taluni il cristiano non sia solamente addormentato, ma ormai morto o morente. Ricordo sempre, con dispiacere, una seduta di “Rinascita cristiana”, quando si parlava di una situazione incresciosa in Asia. Richiesto il loro parere a tutte le partecipanti, una signora ricca disse: “La mia carità dice che si arrangino”!

GCM 16.01.10