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Obbedienza a Dio, obbedienza all’uomo 

Durante il mio noviziato, avevano insistito nell’insegnare l’obbedienza. Dicevano: chi obbedisce al superiore, obbedisce a Dio. Conseguenza semplice e semplificatrice: per la salvezza è sufficiente obbedire a quel superiore, che ti pongono sulla testa.
Quando dai precetti della legge e dalle indicazioni della tradizione conventuale, mi sono incontrato con il Vangelo, ossia con l’agire di Gesù, allora ho sentito scricchiolare certi assiomi. Infatti mi sono chiesto: “Gesù ha sempre obbedito ai suoi superiori umani?”.

Gesù aveva i suoi superiori: genitori, capi sinagoga, sacerdoti del tempio… e anche l’imperatore romano.

A dodici anni si sottrae ai genitori (con relativa reprimenda della madre). Predica nel tempio, senza l’autorizzazione dell’autorità costituita, designa il reuccio Erode come volpe, si oppone alla legale lapidazione di un’adultera, nei suoi discorsi si oppone alle “tradizioni” (vi fu detto, ma io vi dico), elude la legge di non accostarsi ai lebbrosi, non ha il diploma ufficiale per l’insegnamento (scriba), ma addirittura fa la controbarba agli insegnanti (Guai a voi, scribi).

Gesù è un ribelle, un disobbediente? No, perché, quando le leggi aiutano le persone, le fa osservare (ai lebbrosi: andate dai sacerdoti per l’attestato di guarigione).

Eppure egli obbedisce e come! Quello che è volontà del Padre, lo faccio sempre. Egli sa e insegna e conferma che non necessariamente la volontà dei superiori è volontà di Dio. Per farlo tacere, i suoi avversari usano la violenza, alla quale tuttavia si oppone: questa è l’ora vostra, la violenza delle tenebre.

19.11.16