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L’innocente perseguitato  

S. Pietro, pratico delle indicazioni che gli venivano da Gesù, grazie all’aiuto dello Spirito Santo, scriveva ai credenti. Una categoria di credenti di allora erano i sottoposti a un padrone, sottoposti, allora ridotti in schiavitù: “Se siete accusati per danni non provocati da voi, perciò accusati ingiustamente, state sereni, perché anche Gesù fu accusato di un peccato mai commesso e di un delitto mai perpetrato!”

Accade anche a noi di essere accusati per colpe non commesse, anzi spesso commesse da chi accusa, ma non vuol assumersene la responsabilità di fronte al danno provocato. Addirittura si accusa di aver commesso il reato di non aver partecipato. Sono accuse che sono lanciate da persona che coltiva una specie di demenzialità.

Or bene, chi è accusato ingiustamente ha una bella risorsa: sentirsi profondamente alleato a Gesù, e portato a ringraziare Dio per l’inatteso evento. Probabilmente questa posizione di serenità e di gioia, segue una prima reazione, giustificatissima, di sdegno e di protesta, ma l’esito compensa la sofferenza.

In tutti i gruppi ristretti si avvera, questo fenomeno. In famiglia, in fabbrica, in ufficio, nei conventi, ecc. Di solito chi accusa è affetto da un complesso di inferiorità, spesso nascosto da atteggiamenti di vario perbenismo; e di solito l’accusato innocentemente ha il “torto” di essere dotato, sicuro del proprio operare, disponibile ad assumersi le proprie responsabilità e disponibile a correggere i propri errori, e quindi elevato a serenità interiore. Però proprio questa serenità e la sua dotazione infastidiscono i piccoli di cervello e di sentimenti.

Guai poi se uno di questi accusatori è infestato da malattie psichiche! Il povero innocente accusato, avrà di che offrire a Gesù per restare alleato alla sua croce!

30.03.16