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Affidare  

Affida a Dio le tue preoccupazioni, e Dio ti nutrirà. È la confidenza, che ci viene indicata dai Salmi. Una confidenza, che sembra anche indicata da Gamaliele, quando il Sinedrio ebraico, del quale faceva parte, deve decidere sul da farsi verso gli Apostoli che predicano Gesù Risorto: se è opera di uomini, si frantumerà da sola, se è opera di Dio, nessuno la distruggerà. Così è la nostra confidenza in Dio. Se quanto facciamo è in armonia con la volontà di Dio, resterà comunque.

L'affidare a Dio le nostre preoccupazioni, è un essere liberi davanti al futuro, ed essere sgravati dall'ansia di mantenere in piedi ciò che, con il suo aiuto abbiamo creato. Anche le opere di Dio possono avere efficienza solo per un certo tempo, pur essendo opere di Dio, se lui le ha suscitate effimere. La forza di Dio, immessa nelle opere effimere, allo spegnersi di queste, ritorna a Dio. È la logica espressa da Gesù, quando avviava i suoi discepoli per annunciare il suo stesso avvento. “Se non vi accolgono, la pace che avete offerto e che fu rifiutata, non si disperde, ma ritorna a voi”.

Il ritorno del bene donato è ovvio, perché quando offriamo il bene della predicazione, per esempio, non è perso, nell'essere donato, ma è moltiplicato, se è accettato, e, comunque, è un bene stabile. Il bene mai si estingue.

Il nostro affidare le nostre preoccupazioni a Dio, è semplicemente vivere il bene, con la certezza che il suo valore non si estingue, anche quando esso non è più costatabile dall'uomo. Affidare la nostra vita e le nostre attività a Dio, è già – lo stesso affidare – il valore iniziale e permanente dell'amore di Dio e nostro.

04.05.15